Il bio-deterrente antitarlo a impregnazione è un presidio insufficiente per la disinfestazione dei tarli, ma utile per attuare un’azione di contenimento, non più che probabilistico.
Non sostituisce la disinfestazione radicale, ma la rende più efficace, perché prolunga l’assenza di attività dei tarli, purché sia applicato subito dopo la bonifica tecnologica. Disinfestazione radicale e messa in sicurezza chimica sono, dopo l’avvento delle tecnologie radicali, divenuti un binomio inscindibile.
Occorre, quindi, superare l’antica concezione d’uso del bio-deterrente, ancora radicata fra restauratori, artigiani e operatori del legno e fra gli stessi produttori di questo presidio medico-chirurgico, perché ancorati a una visione parcellizzata della tutela dei manufatti lignei, generalmente orientata verso interventi a rimedio, anziché preventivi e manutentivi.
Occorre un cambio di mentalità, l’adozione di un concetto di processo, che, finalmente, restituisca al bio-deterrente antitarlo la sua insostituibile e vera vocazione d’uso.
In genere non vengono messe a frutto le preziose risorse offerte dal bio-deterrente antitarlo, per mancanza di una visione integrata e strategica degli interventi di tutela, che le distribuisca nella giusta sequenza lungo la filiera del legno.
Sopravvivono ancora, invece, i tipici atteggiamenti competitivi fra produttori, su chi offre il presidio con la maggiore capacità di penetrazione nelle fibre del legno; una evidente prova di richiamo alla funzione del bio-deterrente come agente disinfestante primario, con l’effimero e probabilistico scopo di raggiungere le larve in profondità.
Con l’avvento delle tecnologie radicali di disinfestazione, queste sì, realmente efficaci al 100%, e con l’attuazione di processi integrati di tutela, vedremo più oltre come questa funzione sia divenuta inutile; basta, nella maggior parte dei casi, che il presidio impregnante penetri solo per pochi mm sotto la superficie del legno.
I principi attivi a base di piretroidi sintetici sono innocui per l’uomo; un discorso a parte va fatto per il liquido di supporto a base di petrolio.
Le vecchie generazioni, ormai superate, di impregnanti antitarlo impiegavano supporti molto aromatici ed esalanti negli ambienti in cui venivano impiegati ed erano un problema per la salute degli occupanti.
Oggi, la Biocidi impone l’impiego di presidi medico-chirurgici che assicurino un bassissimo impatto ambientale; le caratteristiche di fondo delle nuove generazioni dei presidi antitarlo sono di essere inodori e non esalanti.
I locali possono essere occupati subito dopo l’applicazione del presidio.
Il principio attivo, un piretroide di sintesi che riproduce la catena molecolare presente nella pianta di Piretro, è letale per tutti gli insetti di superficie, striscianti, o volanti che siano, compresi i tarli adulti che, dopo la muta da larva e pupa, abbiano già sfarfallato all’esterno; questi lo assorbono dalle articolazioni, se applicato in formula liquida, o lo respirano, se applicato in formula aerosol.
Le larve dei tarli, invece, a differenza degli insetti di superficie, sono, per tutto il periodo di attività prima della muta, protette dallo spessore del legno; il bio-deterrente, nel loro caso, viene ingerito insieme alle fibre imbibite del legno.
In tutti gli stadi biologici di tuti gli insetti il principio attivo paralizza il loro sistema neuro-vegetativo bloccandone la respirazione e portandoli rapidamente alla morte. La sua piena efficacia abbattente nelle fibre del legno dura due anni, dopodiché le molecole del principio attivo si degradano per ossidazione, perdendo rapidamente ogni efficacia; l’applicazione, quindi, va ripetuta ogni due anni, per mantenere integro sine die il livello di protezione.
Quattro differenti funzioni applicative, in quattro differenti situazioni, lungo quattro differenti fasi biologiche dei tarli, con quattro differenti funzioni protettive. (vedi in alto all'interno delle rispettive schede)